venerdì 24 giugno 2016

Vino (157) : MANZANILLA SECO - COLOSIA

Cantina : Gutierrez Colosia - El Puerto de S. Maria, Andalucia, Spain
Denominazione :  Sherry Manzanilla Sanlúcar de Barrameda
Vitigno : Palomino Fino 100%
Alcol : 15,0 % Vol. 


La “crianza”, che potremo tradurre con “affinamento”, indica lo stile con il quale vengono appunto affinati gli Sherry nella zona di Jerez de la Frontera in Andalusia (sud della Spagna). Semplificando si possono definire due tipi di “crianza” la CRIANZA BIOLÓGICA in presenza di “flor” e la CRIANZA OXIDATIVA, dove la “flor” viene eliminata essenzialmente innalzando il grado alcolico del vino sopra i 17,0% vol.
La denominazione MANZANILLA è relativa al solo comune di Sanlúcar de Barrameda, dove le particolari condizioni climatiche, date dal mare e dall’estuario del Guadalquivir, favoriscono una presenza sia immediata che molto voluminosa della “flor”, fatto che rende questo vino meno ossidato del tradizionale FINO che si produce nell’entroterra (Jerez de la Frontera e  El Puerto de Santa María).


I tre comuni ricordati costituiscono il famoso (nel mondo) TRIANGOLO DELLO SHERRY, triangolo che ha i lati lunghi di circa 20 km ed il lato corto di 15 km, zona quindi molto ristretta ed inimitabile data la presenza della ALBARIZZA, argilla che contiene circa il 50% di Gesso. 
  
Ma focalizziamo l’attenzione su questa MANZANILLA SECO di COLOSIA, ottenuto sotto copiosa “flor” dunque, che ha mantenuto il colore di un luminoso giallo pallido, decisamente consistente quale evidenza  dei suoi 15° di alcol.
Al naso salmastro, iodato, con chiare note di incenso che, piano piano, si portano verso la pasta di pane, il marzapane “salato” ed un fruttato di mela verde non matura. Note di genziana.  
In bocca incredibilmente nervoso, olive verdi in salamoia, pasta di pane non cotta, lievito, cialda del mandorlato; finale lunghissimo, con grande persistenza terrosa e di tabacco verde.


Per me, fuori dal solito asse fiori-frutta, un prodotto “euforizzante” specialmente abbinato con del “vero salmone rosso selvaggio” e con una insalata russa fatta in casa con maionese “a mano”, di soli tuorli. Meglio di così ……..



24 giugno 2016, in famiglia.

venerdì 17 giugno 2016

Vino (156) : GRECO DI BIANCO 2011

Cantina :  Az. Agr. Lucà Santino - Bianco (RC)
Denominazione :  DOC Greco di Bianco
Vitigno : Greco di Bianco 100% 
Alcol: 14,0% + 3% Vol.



Un raro vino Calabrese, prodotto da pochissime aziende in una zona che l'intero territorio del comune di Bianco e in parte quello di Casignana in provincia di Reggio Calabria. Il vitigno Greco Bianco coltivato a Bianco in realtà non apparterrebbe alla famiglia dei Greco, ma a quella delle Malvasie anche se sono ancora in corso studi per definire completamente i contorni del problema, resta il fatto comunque che entrambi i vitigni furono introdotti in Italia dai coloni Greci approdati sulle coste calabresi attorno all’VIII secolo a.C. Si tratta di un vino ottenuto da uva appassita, anche se una delle componenti che rendono il vino fresco, trasferendo dunque eleganza gustativa, è la brevità dell’appassimento e quindi è buona norma prolungare la maturazione delle uve in pianta, abbreviando così i tempi di sosta sui graticci.



Il colore ambrato non preclude ad un vino comunque luminoso e di buona consistenza che al naso sviluppa in toto le sue grandi potenzialità.
Impossibile non carpire la prima intensa sensazione di miele di castagno, quindi una dolcezza si, ma evoluta anche su note di cedro e fichi secchi. Il floreale un pò coperto da queste intensità fruttate, può essere individuato con olfazione al bordo del bicchiere dopo attenta rotazione, si propone con splendide note di camomilla e foglie di tè. Non mancano in chiusura gli agrumi e le mandorle della fiera con un tono lievemente fumè.
In bocca il vino mantiene un notevole equilibrio fra dolcezza ed acidità rendendo il sorso accattivante, aiutato in questo da una leggerissima ma piacevole nota tannica. Rimangono in mente i sapori complessi di albicocca secca, datteri e mallo di noce (collegato ai ricordati "rispettosi" tannini) con un finale lievemente amaricante anche se non estremamente persistente.


Bello ed importante questo vino da abbinare si! ai dolci secchi (come peraltro, in seconda battuta a casa, ho fatto io) ma anche i formaggi di media complessità: ne riparleremo!! 



09 maggio 2016, Trattoria “al Ponte” di Lusia con Pietro P. - Pietro C. - Marika Z. - Guido C.

mercoledì 15 giugno 2016

Vino (155) : CHÂTEAU PALMER 2008

Cantina : Château Palmer, Margaux 
Denominazione: AOC Margaux (Troisieme Grand Cru Classe in 1855)
Uvaggio: 51% Merlot, 41% Cabernet Sauvignon e l'8% Petit Verdot 
Titolo Alcolometrico: 13,5% vol.


Si legge su internet: questo può essere uno dei vini più longevi del 2008. E' pieno, ricco, stratificato, e dovrebbe essere ragionevolmente accessibile con 3-4 anni di età bottiglia, e si potrà anche conservare per 30 anni. Ma noi avevamo, fretta e curiosità, e quindi il 09 Gennaio 2016 abbiamo stappato questo vino purtroppo (ma non del tutto) di soli 8 anni o giù di lì.

Scaraffata la bottiglia abbiamo intravisto nel decantare un color viola inchiostro; nel bicchiere, in quantità minore, il vino si è comunque presentato di un profondo rosso rubino con una densità eccezionale.


Naso non usuale, appena appena terroso, profumo quasi di incenso miscelato a frutti neri, liquirizia, tabacco scuro, anche, con liquido in parete sottile, floreale di viola e ginestra. Decisamente ampio.
In bocca una struttura a più livelli con ingresso fresco e concentrazione gustativa tessuta su note precise di frutta rossa, amarena in particolare, e bacche nere quali il cassis ed il mirtillo, poi cioccolato di Modica con le sue caratteristiche sensazioni vegetali, per finire con una lunghissima nota ancora selvatica, crisp, grafitica.


In questo contesto i tannini nobili, senz’altro, ma ancora presenti, hanno confermato le indicazioni della rete: era meglio aspettare almeno un’altro lustro. Comunque una esperienza vissuta in compagnia, con un non celato stupore man mano che proseguiva la degustazione; l’ultima parte della bottiglia ha accompagnato in modo spettacolare un filetto al giusto sangue, indirizzati alla piacevolezza gustativa dalle note selvagge ed evolute di questo grande vino.




09 Gennaio 2016, ANTICO CANEVONE LOUNGE PUB a Rovigo, con Federica F. - Pietro C. - Guido C. - Francesco M. 

sabato 11 giugno 2016

Vino (154) : MERLOT 2003 PLANETA

Domaine :  Planeta - Menfi (AG)
Appellation :  Merlot IGT Rosso di Sicilia
Cépages : Merlot 100% 
Alcol: 15,0 % Vol. 

Tredicianni, o giù di li, non passati invano: è un vino splendido!!!

Nessun ricordo Bordolese in questo Merlot Siciliano (prodotto di punta della casa che dal 2008 viene commercializzato con il nome Sito dell’Ulmo Merlot) fuori dai soliti schemi prevalentemente vegetali presentava, al naso, note evolute di menta e frutta scura che, alla richiesta di complessità, evolvolvevano in cacao, cuoio, caffè, lieve affumicatura.



Si era intanto mostrato alla vista con un colore rubino compatto, scuro con leggerissimo brown all'orlo, e di decisa e piacevolissima consistenza: bello!!

In bocca ricchissimo, succoso di ribes nero ed evoluto di prugna in confettura, tabacco e liquirizia, con il tocco morbido del legno. Intrigante con tannini morbidi ed una straordinaria lunghezza gustativa che mi ha fatto ricordare frutta evoluta sino a quasi la banana, mah …



Ancora sufficientemente fresco, veniva esaltato in tale direzione da un tocco balsamico e sapido che lo rendeva anche un cavallo di razza per abbinamenti esclusivi, anche se devo dire che l’ho trovato “infinitamente adatto” anche alla sola meditazione. 
Ma bisogna pur mangiare, ed allora non so che cosa di meglio si poteva fare se non abbinandolo a delle supercostine alla griglia di “patanegra”, vere speciali rarità.


La nocciola gustativa che usciva dalla succosa carne si è abbinata per una “strana concordanza” con il dolce frutto evoluto e le note "sapidobalsamiche" hanno contrastato la giusta grassezza delle costine; situazione che sarà difficile ripetere. Ma intanto Noi c’eravamo.

09 maggio 2016, Trattoria “al Ponte” di Lusia con Luciano R. e Ugolino S.

sabato 4 giugno 2016

Altro (26) : MEZCAL NUESTRA SOLEDAD (Compañía Ejutla)

Luogo di produzione: Compañía Ejutla - Oaxaca - Messico meridionale
Tipologia: MEZCAL JOVEN (Non invecchiato in legno) 
Materia prima: Agave Espadin 100% 
Gradazione alcolica: Vol. 41,0%.

Non trascurate i MEZCAL, non impiegateli solo nel bere miscelato, cercate di carpirne l’anima: non resterete delusi!

Tradizionalmente, ogni Mezcal propone un ricco bagaglio di profumi e sapori caratteristici, che riflettono le diverse provenienze e le differenze tra le distillerie dei vari villaggi messicani, le quali si distinguono secondo l’acqua usata, in base al legno impiegato, e anche secondo le scelte del maestro mezcalero, che seleziona i lieviti di fermentazione e sceglie i metodi produttivi.


Questo Mezcal made in Compañía Ejutla, è distillato in uno dei quattro villaggi da cui provengono i prodotti della distilleria Nuestra Soledad, nome che rende omaggio alla Vergine patrona della città di Oaxaca, nel Messico meridionale.
I maestri mezcaleros Gregorio e Gonzalo Hernàndez hanno dato un taglio particolare a questo prodotto perché fosse consumato liscio: alla vista brillante, di rara trasparenza e di consistenza particolare, quasi oleosa.

Alla prima olfazione (nessuna rotazione e naso distante dal bordo del bicchiere) bei sentori vegetali, senza alcun tipo di note terziarie, ma la dicitura “Joven” garantisce in tal senso. 
Avvicinando il naso, ancora senza roteazione, si notano ancora profumi vegetali più netti di sfuggevole peperone arrostito e floreali di acacia, ginestra e leggera nota di viola. 


Alle terza olfazione con il naso entro il bicchiere, ancora senza rotazioni sensibili per non eccitare l’alcol, netti sono i sentori freschi ed alcolici, diventa più presente la ricordata nota affumicata che troveremo completa nella quarta olfazione, roteando leggermente il bicchiere, che ci porta anche verso fresche sensazioni evolute, non legnose, di ginepro e bacche di ribes essiccate.
I 41° di alcol, resi non invadenti dalla tecnica di olfazione, hanno permesso dunque un buon ventaglio di riconoscimenti.
Il palato parte con una piena sensazione alcolica, fumosa, che però lascia presto il posto a buona scivolosità, anche cremosa, rotonda, con lungo e persistente finale lievemente agrumato. 



Continua il mio interessamento verso questa tipologia evoluta di Tequila, che si concede a ogni degustazione in tutta la sua piacevolissima complessità organolettica: volente o nolente dovrò purtroppo imparare ancora.


26 febbraio 2016, Osteria “ai Trani” a Rovigo con “Roger” Fabrizio Conforto.

giovedì 2 giugno 2016

Vino (153) : SALVAJE BLANCO (2014 ?)

Cantina : Barranco Oscuro - Cádiar, Granada  
Denominazione: Vino Blanco de Espana
Uvaggio: Sauvignon 100% 
Titolo Alcolometrico: 13,5 % vol.


Barranco (Burrone) Oscuro ha i vigneti più alti d’Europa, sono 12 ettari nella Sierra de Contraviesa vicino a Granada, nel sud della Spagna. Questo Sauvignon Blanc viene da due lotti distinti, uno composto da 800 viti piantate nel 1986 su terreni di ardesia a 1330 m, e l'altro da 500 viti in terreni argillosi a 1300 m.

I rendimento delle vigne è limitato, non viene aggiunta al vino anidride solforosa ne in vigna eseguiti trattamenti che utilizzano pesticidi o fertilizzanti sintetici. Ogni due anni si aggiunge al terreno del compost che aiuta a trattenere l'acqua in questa zona di scarsissime precipitazioni. Uva raccolta a mano, diraspata, fermentazione in acciaio inox con lieviti indigeni presenti nell'ambiente, senza alcuna aggiunta, nessun controllo della temperatura di fermentazione, che peraltro rimane controllata in modo autonomo dato che la cantina si trova a 1280 m, poi un’anno in barrique.


In contro etichetta viene riportata la frase “LA LEGISLACION EUROPEA NO NOS PERMITE INFORMAR SOBRE EL ORIGEN, LAS VARIEDADES IN LA AÑADA DE ESTE VINO”: allora vi ribadisco che è un 100% Sauvignon, coltivato in altura e ottenuto, al di la delle moderne e modaiole definizioni, in modo assolutamente TRADIZIONALE.


Giallo paglierino carico, i riflessi verde-grigio tradiscono la presenza del Sauvignon, al naso si esprime con note fresche ma complesse di lieviti e frutta gialla matura, non classiche note vegetali del vitigno ma fiori evoluti di rosa canina e glicine; finisce su toni decisamente minerali.
E’ chiaro che la “libertà di fermentazione” a cui è lasciato produce in riduzione composti solforati che sono appunto i VERI RESPONSABILI delle sensazioni minerali dei vini.
In bocca super struttura, con tannini presenti, che oltre a questa danno una piacevolissima sensazione terrosa, dunque fuori dai soliti schemi stereotipati dei Sauvignon fotocopia. Il passaggio in barrique si sente, le note speziate si fondono con il ricordato aspetto terroso è portano la mente verso la degustazione dei vini Georgiani, con azione più diluita ma simili. Freschezza. Mineralità.
Che dire, stiamo andando verso nuove frontiere o ritorneremo alle super tecnologie, io non lo so.
“Intanto ogni tanto” bevo vini che “sanno di vino” e  per ora ciò mi basta!!




18 settembre 2015, Super aperitivo alla “Misticanza” di Monselice con Matteo e Marta A.