giovedì 24 novembre 2016

Vino (176) : LE SEC DE RAYNE VIGNEAU 2014





Cantina :  Château de Rayne Vigneau - Bommes, Francia 
Denominazione :  AOC Bordeaux
Vitigno : 100% Sauvignon Blanc 
Alcol: 13,0% Vol. 



Le Sec de Rayne Vigneau è prodotto da sette ettari di Sauvignon Blanc piantati tra i vigneti di Château de Rayne Vigneau, Premier Crus Classés de Sauternes; è questo il vino secco dell’azienda esclusivamente da uve Sauvignon Blanc.
Il vino è stato fatto fermentare in tini di rovere a temperatura controllate e maturato sulle fecce fini per dare ricchezza e corpo al vino.
Un vino dunque elaborato verso la finezza alla quale non sfugge con il suo bel giallo verdolino molto limpido, cristallino.
Al naso è pulito ed immediato, stranamente (per un vino bianco) il ribes risalta in primis, seguito subito in evoluzione da ginestra, da mela verde, da banana che, in chiusura, forniscono un ventaglio di profumi decisamente freschi e complessi allo stesso tempo. 


In bocca è decisamente fresco ma ben equilibrato, intenso e persistente, sufficentemente caldo ed avvolgente con chiari ricordi di pesca, agrumi e con una nota gradevolmente sapida in chiusura; si riconoscono facilmente la pietra focaia ed il gesso.  Un vino decisamente evoluto ma “crisp”, di gradevolissima beva che si abbina a meraviglia con ai formaggi a crosta fiorita. 


Quelli nella foto sono dal basso un Brie Chêne d’Argent, un Pérail a latte di Pecora ed una Caciotta d’Alba al tartufo; decisamente piacevole l’abbinamento forte del fatto che la fruttata freschezza del vino si è declinata mirabilmente con l’aromatica nota di grassezza dei formaggi.


14 novembre 2016, Via X Luglio - Rovigo, con la famiglia.

martedì 8 novembre 2016

Vino (175) : FRIULANO TOROS 2014

Cantina :  Az. Agr. Franco Toros - Cormons (GO)
Denominazione :  DOC Collio
Vitigno : Friulano (Tocai) 100%  
Alcol: 13,5% Vol. 


Zona di “ponca” questa, in friulano la "marna argillosa" che 40 milioni di anni fa era un fondale marino e che alimenta le straordinarie realtà vinicole del Collio come il nostro Tocai degustato.


Dico ancora Tocai e non Friulano, o Lison a Pramaggiore, o Tai nel rimanente Veneto, perchè non mi piace questa imposizione che dal 2007 ha di fatto cambiato lo storico nome del nostro vino, per un non ben chiaro principio di salvaguardia del Tokaj ungherese, che non assomiglia, come vino, in nessun modo al nostro in questione.
Di burocrazia si muore e appunto questo è successo al nome del nostro grande vino veneto-frilulano…… tiremm innanz!!!  
Splendida veste paglierina con riflessi dorati, cristallino nella sua importante consistenza.



Ventaglio odoroso complesso, mixer incredibile di frutta esotica e mineralità; riconosco le gialle susine mature ma anche papaya, datteri e note fresche di ananas. Importante mineralità dolce con note in pratica gessose, morbida connotazione di complessità.
Affinamento solo in acciaio connota un gustativo fresco ed agile che non trascura però la classica mandorla amara finale, addolcita dal gesso che, dopo il naso, ritorna prepotente anche nel gustativo. Finale lunghissimo che si diluisce anche in note lievemente sgrumate.



Grande accompagnamento con questo crudo in un noto ristorante al confine fra Veneto e Friuli, magia di sapidità sulle grasse sensazioni date dai carpacci e dai crostacei, splendido finale armonico fra aromaticità del pesce e l’ammandorlato dolce del vino.

03 giugno 2015, ristorante “da Balan” a San Giorgio di Nogaro (UD) con Giovanni B.
     

sabato 5 novembre 2016

60 - Cucina : CANELLINI IN UMIDO ALLA MIA MANIERA

Ingredienti (6÷8 persone)

1,0 kg Fagioli Canellini secchi
1,5 l di acqua circa
2 scalogni 
1 pugno di foglie di rosmarino
1 pugno di foglie di salvia
50 cl di olio evo
50 cl vino rosso
200 gr di polpa di pomodoro extra fine
sale, pepe q.b. 



Metto in ammollo nell'acqua tutta la notte i fagioli canellini secchi.
Faccio un trito sottilissimo fra salvia e rosmarino, trito sottile anche la cipolla.
Soffriggo nell’olio i due triti per 20÷30 sec e aggiungo il vino rosso, faccio un po’ evaporare.
Insaporisco nel soffritto, con cura e mescolando piano, i capellini scolati per una quindicina di muniti, aggiungo sale e pepe macinato al momento.


Aggiungo l’acqua e la passata di pomodoro, porto lentamente a bollore e cuocio per circa 2 ore, sino alla giusta cottura e consistenza dello stufato aggiungendo eventualmente un po’ di acqua calda.
Faccio riposare a fuoco spento per 5÷10 minuti.



Sono veramente ottimi per un sostanzioso contorno ad esempio con del salame arrosto (passato in forno senza pelle !!!) intero, non tagliato a metà.



Accompagno questa preparazione rustica e gustosissima, con un vino rosso semplice, di mia preferenza è ad esempio un Fortana DOC Bosco Eliceo, meglio qui che sull’anguilla come è, di non del tutto convincente, usanza. 



mercoledì 2 novembre 2016

F(10) : DEGUSTAZIONE FORMAGGI ITALO-SVIZZERI 29.10.2016

Formaggi in ordine di degustazione:



1 - Tuma di pecora delle Langhe (tuma D'fè) 

Classico formaggio a latte crudo di pecora delle Langhe con un’aggiunta di una percentuale massima del 5% di latte di capra. Nella tipologia corrente generalmente nota come Murazzano ha ottenuto la Dop, ma il disciplinare della Denominazione di Origine consente un impiego di latte vaccino (anche pastorizzato) fino al 40%. 
Il nostro degustato è stato cagliato a circa 37°C e l’aggiunta di caglio liquido di vitello. La stagionatura tipica è di dieci giorni ma acquista maggiore complessità di sapori e profumi dopo un mese e più; nel nostro caso si trattava di una forma con circa 25 giorni di stagionatura con crosta in pratica assente, pasta morbida di buona elasticità, occhiatura rada, fine, uniformemente distribuita.
Al naso erano ancora percettibili le sensazioni lattiche, quasi di yogurt, si apprezzavano anche tonalità vegetali di erba verde ed erbe aromatiche, ma erano le sensazioni animali che la facevano da padrone con gradevolissimi ricordi di stalla e cuoio.
Ricordo che la produzione avviene nel periodo in cui gli animali sono allevati al pascolo, da inizio marzo a fine novembre, e che la mungitura è rigorosamente manuale; il pascolo e la permanenza del latte nel luogo di mungitura ne segna senz’altro il suo sviluppo organolettico.
In bocca ancora fresco, con appena percettibile sensazione ovina di grande finezza gustativa. Spettacolare la palatibilità con il formaggio che si espande rapidamente entro la bocca.
Una robiola, presidio Slow Food, che sarà difficile da dimenticare.



2 - L’Etivaz Alpage 2011 (Svizzera)

Il formaggio L’Etivaz DOP è un formaggio vaccino a pasta cotta, infatti dopo la cagliatura a 32° con caglio di vitello avviene la cottura della cagliata a 52° in caldaie in rame riscaldate con un tradizionale fuoco di abete rosso che immancabilmente ne segna lo straordinario profilo organolettico. A questo si aggiunge l’impiego di latte crudo, non trasportato, impregnato dei profumi trasmessi dalla stessa flora del corrispondente pascolo. La zona di produzione sono le Alpi Valdesi che dominano il lago di Losanna, i pascoli estivi posizionati in altura, tra i 1200 ed i 2000 metri, ne confermano l’armonico carattere alpino.
Il nostro, altre al classico invecchiamento di circa 5 anni, con ripetute salature e particolare tipo di governo, ha subito anche una significativa azione degli acari vivi sulla sua superficie che hanno contribuito ad una caratterizzazione unica del sapore.
La crosta mostrava i segni di questa azione con piccoli crateri diffusi, la pasta di colore giallo avorio mostrava un taglio regolare, consistente ma con ancora riserva di elasticità (dopo 5 anni!!!): spettacolare.
Unico l’insieme olfattivo cha spaziava fra note vegetali di erbe aromatiche, fiori gialli e leggera sensazione di fungo, a note più complesse di frutta secca quali noci e nocciole per un finale, anche animale, di stalla e fumo.
I bocca suadente palatabilità con fusione quasi immediata della pasta, che ha trasmesso complesse sensazioni gustative, anche leggermente piccanti, con un interminabile sapore di nocciola. Raramente ho assaggiato un formaggio (non erborinato) di questa persistenza. 10 e lode!!


  
3 - Pecorino Ambra di Talamello

Un pecorino con affinamento tradizionale, infossamento ad agosto e apertura delle fosse a metà novembre nei giorni della fiera corrispondente, a Talamello (RN), nel cuore del Montefeltro che assieme a Soliano al Rubicone (FC) sono la patria dei formaggi di fossa, formaggi che si affinano in ambiente anaerobico per circa tre mesi assumendo peculiarità gusto-olfattive uniche.
Il nostro pecorino presentava una crosta bianca screziata di giallo di modesta consistenza, con sottocrosta di mezzo centimetro lievemente più ambrato. Pasta friabile con occhiature irregolari sia in dimensione che in dislocamento, lieve essudazione.
Impatto olfattivo incredibilmente intenso e complesso con netta sensazione di fungo e di castagna lessa che trasmettevano un caratteristico e pungente sentore vegetale.
In bocca fuori dalle righe con sapidità decisa, ma non prevaricante sulle ulteriori componenti gustative, di fermentazione, quasi alcoliche, e proteiche verso il gusto del brodo di carne.
Notoriamente un formaggio di impatto dominante ma in questo caso reso piacevole sia dalla friabilità che dal finale gustativo anche lievemente speziato.
   


Il vino: ALEATICO PASSITO DELL'ELBA DOCG - Azienda Agricola Mola - Capoliveri (LI)  

Rosso rubino, molto intenso, fortemente aromatico e penetrante di fragole, lamponi e ciliegie.
Balsamico con alloro, resina, ginepro e menta.
Inizialmente dolce e generoso lascia il posto ad una persistente nota di amarene e frutta secca, con un tannino percettibile che bilancia positivamente alcol (13% vol.) e zucchero.
Vino didattico di degustazione nella serata “Aleatico … mon amour” (AIS Rovigo 26.10.2016) scelto per un abbinamento un po’ sopra le righe per il primo formaggio, di grande equilibrio e piacevolezza con il secondo e decisamente sotto tono con il formaggio di fossa.
E’ risultato proprio così!!!!