giovedì 31 marzo 2016

Vino (147) : VINTAGE TUNINA 2001

Cantina : Jermann Villanova di Farra (GO)
Denominazione : BIANCO VENEZIA GIULIA
Uvaggio :  Sauvignon, Chardonnay, Ribolla Gialla, Malvasia Istriana e Picolit
Alcol: 13,5 % Vol.

Non siamo in Germania, nella Mosella o nella Rheingau,  dove un Riesling di 15 anni è ancora un “adolescente”, ma in Friuli, nel Collio, che ci dona in questo caso una magnificenza: un vino bianco che a questa età è ancora in grado di dare emozioni!


Tunina (Antonia) popolana, amante di Casanova, era l’antica proprietaria di questo vigneto da cui si ricava un vero “vintage”, contemporanea fermentazione di diverse varietà di uva che nello specifico sono Sauvignon, Chardonnay, Ribolla Gialla, Malvasia Istriana e Picolit, che come si può capire nel bene o nel male (e qui nel bene) danno un vino sicuramente unico.
Questo di 15 anni si presentava di un brillante giallo dorato, morbido già alla vista dove i 13,5° erano subito indicati da archetti stretti e ben “aggrappati” al bicchiere. 



Chiariamo una volta per tutte che la “glicerina” non centra nulla con la formazione delle lacrime; il vino è formato da alcol (fissiamo le idee e diciamo il 15%) e quindi circa dall’ 85% di acqua; ora roteando il bicchiere l’alcol evapora prima dell’acqua e di fatto creerà zone con maggiore o minore presenza di alcol da dove l’acqua si allontanerà essendo quest’ultimo per così dire “idrorepellente”. Va da se che lo strato sottile di alcol non ancora evaporato trasformandosi in gas farà risalire l’acqua nel bicchiere che si disporrà ad anello. Ad un certo punto la tensione superficiale del liquido non riesce più a sostenere  il peso dell'anello che in certi punti comincerà a scendere. Ecco che maggiore è la presenza di alcol e più stretti saranno gli archetti (tanto alcol, tanti pilastri formati dall’alcol che risale),  ed a questa distanza comunque non è estranea la viscosità del vino dovuta essenzialmente agli alcoli pesanti e allo zucchero. L’effetto è macroscopico nei superalcolici che, a conferma di quanto detto, non contengono glicerina e presentano archetti fittissimi. Io non centro nulla con questo fenomeno che in fisica è noto come “Effetto Marangoni” che 1855 per primo lo descrisse, per altri scopi, scopiazzando qua e là.



Il naso ricco di frutta dolce ed evoluta quali papaya e melone, i fiori gialli di campo risultavano un po’ coperti da sensori mielati e di una giusta mineralità tendente a note ammandorlate.
Mi interessava di più al palato, morbido ma ancora vivo (tale morbidezza mi servirà dopo per l’abbinamento) con un gusto-olfattivo ancora di frutta matura, freschezza percettibile, non di più (impossibile diversamente data l’età), e un bel finale, estremamente persistente, fumoso e morbido verso stratificazione fruttate e mediamente sapide.


Morbidezza V/S Sapidità ed allora: Vintage Tunina 2001 V/S Prosciutto Toscano a coltello in quei giorni presente in una non meglio definita “fiera” in Corso del Popolo a Rovigo.
Una vera delizia con il prosciutto, di fatto più sapido nel repertorio dei prosciutti di qualità, ed un vino, forse oramai in fase calante, che ha ritrovato lo stile dei giorni migliori in un grande abbinamento.


06 novembre 2015, Trattoria “ai Trani” a Rovigo con i fratelli Conforto.

domenica 27 marzo 2016

Vino (146) : Wehlener Sonnenuhr Riesling Spätlese 2015

Cantina : Kerpen - Bernkastel-Wehlen -  Mosel (Germania) 
Denominazione: Prädikatswein Spätlese
Uvaggio: Riesling 100% 
Titolo Alcolometrico: 12,0 % vol.


La straordinaria zona vinicola tedesca della Mosella ci regala anche in questo caso emozioni a basso costo.


Si badi bene un Riesling entry level ma con grande potenziale di invecchiamento, tessuto su note erbacee e floreali che in un primo momento nascondono, ma poi svelano, una mineralità decisa ma “dolce”, che solo i vini tedeschi sanno dare.
Mosella si diceva e quindi si parlava inconsciamente di “ardesia”, caratteristica pedologica unica che solo chi a visitato, e più volte, la zona, riesce ad immaginare; la foto che segue scattata con alle spalle la riva sx della Mosella da una certa idea di come si svolge il tragitto nel centinaio di chilometri che separano Treviri da Coblenza, la zona della “Germania Romana”, tutta impiantata a vite.

Foto che ho scattato con alle spalle la riva sx della Mosella

Aperitivo raffinato dunque in questa sera prePasquale a Rovigo, dove le non perfette condizioni di illuminazione non hanno però impedito di individuare un classico giallo verdolino, decisamente cristallino, che subito ci ha fatto pensare a grande freschezza; una decisa consistenza pur in condizioni di alcol non eccessivo svelano condizioni enologiche non usuali. 
Un naso deciso in primis di note erbacee con erba medica e felce in evidenza hanno lasciato poi il posto ad un percettibile floreale di fiori bianchi, forse sambuco,  ed ad un frutto elegante ma deciso che si è spinto sino a note di frutta esotica: il trucco è tutto qui, la grande mineralità fa percepire al naso le note fruttate in maniera più evoluta.



In bocca, freschezza “crisp”, poi mineralità  subito vincente sul leggero residuo zuccherino classico dello Spätlese, stratificata in persistenza, con variazione appunto da note sapide sino a note più dolci (come detto) che ricordavano la frutta quali pesca bianca e la pera e chiudendo con uno spettacolare finale iodato.


I "compagni di merende" mi chiedevano con cosa abbinarlo, ho risposto che avrei “intinto” gli scampi crudi a mo di prima colazione; ci siamo ripromessi di farlo quanto prima!!! 


26 marzo 2016, “al Venezze” in Rovigo con Marco C., Pietro C e Luciano R.


giovedì 24 marzo 2016

57 - Cucina : POLENTA DOLCE CON FINTI POMODORO E FORMAGGIO

Dosi indicative:
300 gr Polenta istantanea
200 gr miele di acacia
50 gr zucchero a velo
50 gr burro
cioccolato bianco grattugiato
300 gr di fragole
150 gr di zucchero
1/2 limone



Semplicità  questo piatto che fa il verso alla classica polenta con il sugo ed il formaggio grana.

Cuocere 8-10 min le fragole con lo zucchero ed il limone, togliere dal fuoco, frullare con il mixer e passare al chinois.
Grattugiare il cioccolato bianco.
Preparare la polenta con le solite istruzioni mantenendola abbastanza  morbida, mantecare sul fuoco con il miele mescolando ad unire alla fine lo zucchero vanigliato.

Il foglio di lavoro x la cucina

Il piatto: versare sul piatto la giusta dose di polenta dolce, appare con la salsa di fragole e cospargere di cioccolato bianco grattugiato.

Piatto di difficile accompagnamento è stato sempre presentato con Un Moscato passito dei colli Euganei con sufficiente gradevolezza.


Il piatto è stato presentato due volte in diverse manifestazioni, devo aggiungere con grande successo:

- A CENA CON L’ INGEGNERE: Confraternita del Bavarolo il 12 marzo 2009 presso La Romanina a Selva di Crespino (RO)
Vino in abbinamento: Moscato Passito 2005 (CA’ LUSTRA)
- LA CUCINA CREATIVA DI ULISSE AVANZI INCONTRA I VINI DELL’ABAZIA DI PRAGLIA: Ristorante “Dispensa Ferrari” di Rovigo il 03 febbraio 2016 in una serata della Associazione Italiana Sommelier di Rovigo.
Vino in abbinamento: Claustrum 2012 Colli Euganei Fior d’Arancio Passito (ABAZIA DI PRAGLIA)

domenica 20 marzo 2016

(56) - CUCINA : RISO E CARLETTI SCOMPOSTO

Non uniformiamo tutto! Carletti, Spinaci, Bruscandoli,  Erbette in generale, cucinati dentro un risotto si uniformano e perdono le proprie sottili peculiarità aromatiche ; trattiamoli con rispetto!! 




Ingredienti 
300 gr riso Vialone Nano
1,5 volume del riso di Brodo Vegetale
3 mazzetti di Carletti 
Poco poco formaggio grana
Un cucchiaio di cipolla bianca frullata a crema
Olio evo, sale, pepe verde.

Lavare i Carletti e tagliuzzarli circa a listarelle.
Soffriggere la crema di cipolla tritata nell’olio, aggiungere i Carletti, farli insaporire e condire con sale e pepe. Stop!



Riso, di fatto una cottura alla ”pilota” semplificata.
Porto il brodo a bollore coperto, tolgo il coperchio e metto il riso senza mescolate, cucino per 8 minuti a fuoco vivo, spengo il fuoco e sigillo la pentola con un canovaccio ed il coperchio, aspetto altri 8 minuti.





Aggiungo i Carletti spadellati, un po’ di grana (poco per non coprire) e mescolo delicatamente.
Servo subito gustando il profumo naturale delle erbe, se il riso ha preso il colore verde avete sbagliato tutto!



Accompagno con un Sauvignon, non corposo ma fine, semplice, come ad esempio questo IGT Emilia Bianco 2014 (che contiene anche un 15% di Trebbiano) della Corte Madonnina di Pomposa (FE), un “vino delle sabbie”.



Ricetta che faccio in stagione a casa mia.

martedì 15 marzo 2016

Vino (145) : WINKL Sauvignon Blanc 2013

Cantina : Cantina di Terlano - Terlano (BZ) 
Denominazione: DOC Alto Adige Terlaner
Uvaggio: Sauvignon Blanc 100% 
Titolo Alcolometrico: 14,0 % vol.


La cantina di Terlano è una importantissima realtà enologica alle porte di Bolzano, suoi sono gli straordinari vini bianchi, ma non solo, che hanno “infinita” capacità di invecchiare migliorando decisamente alla stregua dei grandi Riesling tedeschi.


Parlare di WINKL e cosa non molto originale, celeberrimo Sauvignon in acciaio, non aspettava certo la mia degustazione, ma mi sono convinto che potrebbero essere di un certo interesse le conclusioni di abbinamento, per chi mi segue, e per chi segue la mia lezione PRODOTTI DELLA PESCA in ambito A.I.S.
Il riflesso verdolino classico del Sauvignon non manca in questa sua veste essenzialmente giallo paglierino di grande luminosità. I suoi 14° lo rendono consistente (ovviamente non da soli!) e definiscono una fitta trama di archetti che solcano lentamente il bicchiere.
Al naso grande Sauvignon non costruito, si sente la qualità dell’uva in giusta maturazione, con frutta esotica in primis, che per diluizione porta a precise note di mandarino; erbe aromatiche e floreali ne completano il ventaglio olfattivo sino a chiari riconoscimenti di peperone ma ancor più di salvia e menta.


Freschezza e morbidezza dominano l’aspetto gusto-olfattivo con il ritorno di note fruttate  evolute, quasi dolci da alcol, ma bilanciate da una chiara freschezza che nobilita, in questo modo, un vino essenzialmente morbido ma di piacevolissima beva. Finale minerale, netto ma non caratterizzante, che indica un significativo affinamento sui lieviti e il relativo ruolo equilibrante fra parti morbide e parti dure.


Si accennava all’abbinamento: scelgo sempre vini morbidi per le ostriche, capaci di arrotondarne la devastante salinità e in grado di accompagnare, in seconda battuta, la “paciosa” succulenza con buon grado alcolico e una persistente aromaticità.

02 maggio 2014, Ristorante “Alicanto” in Rovigo, con Sebastiano C.

  

giovedì 10 marzo 2016

Vino (144) : Pineau des Charentes A. Jullien Rosé

Cantina : A. Jullien - Criteuil (Francia)
Denominazione : AOC Pineau des Charentes Controlée
Uvaggio : Cabernet-Sauvignon, Merlot 
Alcol: 17,0 % Vol.

Sono molti anni che propongo agli amici questo vino liquoroso, poco noto, prodotto in Francia, nella Charente-Maritime , sulla costa atlantica a Nord di Bordeaux.
In pratica si tratta di una “mistella” come è chiamata  da noi, cioè di un mosto di cui viene bloccata la fermentazione con l’aggiunta di alcool; al mosto appena fermentato viene aggiunto del cognac (mediamente 1 parte di cognac per 4 parti di mosto) e poi il tutto viene travasato in barrique che hanno contenuto del cognac e si lascia maturare almeno un anno.


E' un vino jolly, va bene sui dolci, sui formaggi piccanti, sul cioccolato anche se il tipo invecchiato almeno 10 anni, diventa un grande vino da meditazione; a la fama di un Porto mal riuscito ma questa definizione non mi trova in accordo in quanto, anche nelle versioni base, come questa, dimostra una personalità superiore al pari grado Porto Ruby …. per i grandi Vintage la musica cambia completamente.
Questo degustato si presentava di un luminoso rosa carica, il classico color buccia di cipolla, i 17° di alcol si vedevano tutti, traditi da un aspetto decisamente consistente.
Trattato al naso con le giuste cautele (il grado alcolico consiglia prudenza nella intensità delle rotazioni), si sono potute apprezzare note di vaniglia e miele, con fruttato di prugna sotto spirito, note burrose di cioccolato al latte che viravano, alla fine, su decise sensazioni salmastre ed eteree.


In bocca dolce ma non solo, l’ importante impatto alcolico ricordava il cognac, da cui deriva, non ancora completamente amalgamato nel tessuto fruttato che porta alla prugna, alla gelatina di frutta ed alla confettura di frutti di bosco. 
Bello e divertente ha accompagnato alla grande un composito dessert con tiramisù, semifreddo al torroncino, e gelato al basilico, insieme ovviamente di difficile inquadramento gustativo.


Ed appunto questa sua ecletticità e forza lo rendono un utile alleato nelle situazioni estreme di abbinamento, dove i tradizionali passiti verrebbero facilmente messi alle corde. 

05 settembre 2014, Ristorante “A Spurcacciun-A"  di Savona con Sebastiano C. e Giovanni B.


F(06) : DEGUSTAZIONE FORMAGGI FRANCESI 06.03.2016

Formaggi in ordine di degustazione:




Brie de Melun 
Classico formaggio a latte vaccino prodotto nella omonima zona vicina a quella dello Champagne, ottenuto con una coagulazione lattica che dura almeno 18 ore. Si è presentato con una pasta giallo oro, omogenea ed elastica, sprigionava il caratteristico odore dei formaggi a crosta fiorita che ricordava il fungo champignon. 
In bocca una straordinaria finezza, che seppur tessuta su note delicate, lattiche evolute, presentava una persistenza gusto-olfattiva importante con ricordi finali di noce.  
Vino in abbinamento: Marcus 2008 - Az. Agr. Marco Sambin Vò PD 

Brie de Melun

Neufchâtel
Formaggio prodotto in Normandia, con latte vacino pastorizzato è realizzato sempre per coagulazione lattica che dura in questo caso 12 ore. 
Al naso ancora la classica fragranza dei “crosta fiorita” dettata dalla presenza del pénnicilium candidum; la pasta si presentava liscia e burrosa con un sapore, si delicato, ma sostenuto da una percettibile sapidità, caratteristica della tipologia; bel finale con ricordi di fungo e con nota leggermente acida. 
Vino in abbinamento: Marcus 2008 - Az. Agr. Marco Sambin Vò PD  

Neufchâtel

St. Maure de Touraine
Sempre ottenuto per coagulazione lattica, viene prodotto appunto in Touraine nel centro-ovest della Francia. Il latte è di capra che ne segna in modo spiccato le caratteristiche organolettiche, la crosta è fiorita naturalmente. Al naso buone sensazioni acidule, il formaggio presentava una pasta bianca e friabile, il gusto netto del caprino si è subito ammorbidito verso precise note di nocciola, la buona persistenza ha virato, nel finale, su toni ancora freschi e sapidi.
Vino in abbinamento: Marcus 2008 - Az. Agr. Marco Sambin Vò PD 

St. Maure de Touraine

Pont-l'Évêque
Un’altro formaggio prodotto in Normandia da latte vaccino. Si tratta di un “crosta lavata” di un color ocra tenue, leggermente fiorita. Al naso un odore di cantina, più evoluto delle precedenti “croste fiorite”, la pasta morbida ed untuosa presentava numerosa occhiatura della dimensione di una capoccia di spillo. Di colore giallo, si trovava in giusto  equilibrio fra una certa dolcezza e note sapide più sostenute. Un gran bel formaggio.
Vino in abbinamento: Marzemino Passito 2009 - Cà Lustra Faedo di Cinto Euganeo PD

Pont-l'Évêque

Roquefort
Un erborinato di grande razza, ottenuto rigorosamente con latte di pecora e coagulazione presamica. L’inseminazione del “penicillium roqueforti” avviene in diverse fasi della lavorazione. Il suo odore penetrante, la consistenza della pasta burrosa, fondente, con erborinatura evidente di color verde scuro tendente al nero. Il gusto, forte ma in perfetta armonia con i sapori tipici del latte di pecora, trasmetteva sensazioni di finezza pur con un gusto molto deciso e penetrante. Formaggio affinato per almeno quattro mesi nelle celebri grotte del Roquefort sotto all’altopiano di Combalou nel cuore dei Pirenei francesi. 
Vino in abbinamento: Marzemino Passito 2009 - Cà Lustra Faedo di Cinto Euganeo PD

Roquefort

Indovinata la scelta dei vini in abbinamento, entrambi prodotti da Aziende di punta dei Colli Euganei-
Per i primi tre formaggi o scelto un taglio bordolese di Marco Sambin uno dei migliori dei Colli, con i suoi 14,5° non ha mai prevaricato sui formaggi a crosta fiorita, che all’apparenza sembrano delicati ma in realtà in degustazione sprigionano note di spiccata personalità, peraltro comune a tutti i formaggi francesi.


Per il Pont-l'Évêque ed il Roquefort si è cambiato registro con un nero dei Colli passito di Franco Zanovello. Questo Marzemino dolce è entrato in magica simbiosi con il Pont-l'Évêque ed ha dignitosamente retto il confronto con il Roquefort, cedendo appena in persistenza, ma reggendo bene sulle note gustative principali imbrigliandone l’erborinatura con la sua dolce aromaticità.   


giovedì 3 marzo 2016

55 - Cucina : COSTINE DI MAIALE SPEZIATE



Una particolare preparazione delle classiche costine di maiale che prende ispirazione da un insieme di spezie orientali (aglio, zenzero, anice stellato, peperoncino) in un mix però costruito per portare a sapori non diversi dai nostri tradizionali ….. con un tocco in più!


Ingredienti
costine di maiale 1,0 kg (completamente sgrassate)
- aglio 3 spicchi
- radice di zenzero 5-6 cm
- 2 peperoncini tritati senza semi
- 10 bacche pepe nero in grani
- miele 60 gr
- anice stellato 2-3 pezzi
- salsa di soia 150 ml
- aceto di riso o di mele 50 ml
- sake o marsala secco 300 ml 
- 2-3 cipollotti affettati
- 300 dl brodo leggero di carne
- olio evo, sale, pepe q.b.


In una casseruola fare andare le costine con poco olio ed un po’ di pepe macinato sino a completa doratura.
Aggiungere aglio, zenzero affettato sottilmente, peperoncino, anice stellato, pepe in bacche e miele, fare andare il tutto mescolando con attenzione per circa 5-6 min. sino alla scomparsa del liquido emesso dalle costine.
Aggiungere salsa di soia, aceto di riso e sake e portare ad ebollizione; dopo 2 min. aggiungere il brodo, regolare di sapidità se necessario, trasferire il tutto in una placca da forno e cospargere la superficie con i cipollotti affettati a rondelle.
Mettere in forno a 180°  coprendo la placca con la stagnola per circa mezz’ora e quindi, eliminata la stagnola, cuocere per almeno 1,5 ore o più senza mescolare (scuotere ogni tanto la placca) per non staccare la carne dalle ossa.


Fare riposare per una notte o più, e prima di servire frullare (eliminando l’anice stellato) ed eventualmente fare addensare un po’ il sugo se fosse troppo liquido.
Lessare delle patate pelarle e schiacciarle con una forchetta, con un po’ d’olio ed poco grana preparare un purè rustico, metterle sul fondo del piatto, aggiungere 3÷4 costine con il sugo, guarnire eventualmente con la parte verde dei cipollotti tenuta da parte.



Il piatto è stato presentato due volte in diverse manifestazioni, devo aggiungere con grande successo: 

ENRICO E L’INGEGNERE N. 5
Trattoria “al Ponte” di Lusia (RO) il 27 marzo 2015 in una serata denominata “MAIAL AC MAGNADA”
Vino in abbinamento: BONZARONE 2012 - DOC CABERNET SAUVIGNON COLLI BOLOGNESI (TENUTA BONZARA)

LA CUCINA CREATIVA DI ULISSE AVANZI INCONTRA I VINI DELL’ABAZIA DI PRAGLIA
RISTORANTE “Dispensa Ferrari” di Rovigo il 03 febbraio 2016 in una serata della Associazione Italiana Sommelier di Rovigo.
Vino in abbinamento: DECANUS 2012 - Colli Euganei Rosso DOC Riserva (80% merlot e 20% Cabernet Sauvignon)  (ABAZIA DI PRAGLIA)