giovedì 31 dicembre 2015

Altro (14) - IL “CAVIARO” COTTO FERRARESE

Non potevo certo mancare alla degustazione dell’introvabile “caviaro cotto ferrarese” che i colleghi sommelier di Ferrara hanno organizzato il 3 dicembre 2015 presso la sede AIS Emilia di Ferrara, zona Foro Boario.

Ho conosciuto nell’occasione l’unica cuoca che porta avanti la preziosa tradizione di questo caviale unico, inimitabile, la Chef Cristina Maresi.


Questa preparazione nasce dalla celeberrima ricetta di Cristoforo di Messisbugo del 1549 riportata nel trattato rinascimentale di cucina “BANCHETTI COMPOSIZIONI DI VIVANDE E APPARECCHIO GENERALE”, un vero capolavoro, a cui qualche volta mi sono ispirato per le mie ricette specialmente con le preparazioni che prevedono l’impiego di pesci d’acqua dolce.
Durante la serata parlando a lungo con la Chef, credo di essere stato l’unico che conosceva la ricetta (il mio destino!), avevamo concordato che il Giulio Ferrari 2002 (sboccatura 2015), peraltro meraviglioso metodo classico, servito per l’occasione, non fosse completamente adatto all’abbinamento con il “caviaro” in quanto troppo aggressivo per un cibo morbido e tutto sommato tessuto su note delicate.


Si diceva, tessuto su note delicate, in quanto si tratta di un vero e proprio Malossol (dal russo “poco sale”), grasso per la conservazione sottolio, non eccessivamente succulente (la breve cottura limita in tal senso), e quindi con spiccata tendenza dolce che la somma fra freschezza e bollicine, data dallo spumante, tende ad appiattire e rendere il tutto disarmonico.


Visto che fin che è possibile tendiamo verso l’armonia, verso il piacere edonistico dell’abbinamento cibo-vino, per il piccolo vasetto da 30 gr, che mi sono potuto permettere di acquistare alla fine della serata ferrarese, ho pensato ad un abbinamento di sicura armonia: sempre un metodo classico ma di straordinaria morbidezza, il Dosaggio Zero di Ricci Curbastro del 2007: il famoso Gualberto.


Pinot Nero 70% e Chardonnay 30% portano un Franciacorta di eccezionale morbidezza nonostante il dosaggio senza zuccheri, anche merito di una lunga permanenza in bottiglia, almeno 60 mesi.
Nullapiù di un cucchiamo di caviale su un crostino neutro ed un sorso di Gualberto: pur riconoscendo che ci sono anche altri modi per divertirsi, devo dire che ci siamo divertiti parecchio, anche stupiti da una rara efficacia dell’abbinamento.


La degustazione del vino troverà posto nella sezione apposita del mio blog, concludo riassumendo la mia analisi organolettica sul “caviaro cotto ferrarese” di Cristina Maresi.
Un bellissimo colore grigio scuro, brillante, caratterizza un grana grossa di circa 2 mm di diametro, cremoso all’inverosimile, aromatico quanto basta lascia in bocca un deciso retrogusto di nocciola appena tostata. La cottura e la conservazione sottolio lo rende un prodotto completamente diverso dal classico caviale, più succulente ed di aromaticità per così dire più selvaggia, rispetto al nostro che trova nelle sensazioni di equilibrio e morbidezza la sua nota gustativa caratteristica.  


03 dicembre 2015, Ferrara foro Boario, con Pietro C.
20 dicembre 2015, Rovigo via X Luglio, in famiglia.

mercoledì 30 dicembre 2015

Ingegneria 17 : ADRIA (RO) - PASSERELLA CICLOPEDONALE SUL CANAL BIANCO L=36,50 m






DI QUESTA PASSERELLA CICLOPEDONALE HO ESEGUITO IL PROGETTO ESECUTIVO FINALE OCCUPANDOMI SIA DELLA PARTE DELLE FONDAZIONI CHE DELLA PARTE RELATIVA ALLA STRUTTURA IN ACCIAIO. IL MANUFATTO POSTO IN OPERA CAVALLO DEL CAPODANNO 2011, PRESENTA UNA LUCE NETTA DI 36,56 m ED UN IMPALCATO DI LARGHEZZA COMPLESSIVA DI 4,30 m.

La passerella ciclopedonale


Lo stesso impalcato è costituito da profili trasversali realizzati con l’impiego di profili Ipe 120 alternati a profili HEB 160. I profili sono irrigiditi nel piano trasversale da due profili Ipe 160 che corrono lungo tutto l’impalcato del ponte. Tutta la struttura è sostenuto da due profili circolari cavi di diametro 273,0 x 8 mm curvati seguendo un arco di circonferenza di raggio 253,61 m 

Estratto dei disegni esecutivi
Il piano calpestabile, sopra descritto, e sorretto da due archi, realizzati anche in questo caso con l’impiego di un profilo circolare cavo di diametro 405,3 x 8 mm e sagomati su un arco di circonferenza di raggio 48,897 m e sono inclinati di circa 12° rispetto la verticale. Tale angolazione fa si che in corrispondenza degli appoggi i due profili abbiamo un interasse di 4,35 m e in mezzeria arrivino ad appoggiarsi tra di loro. Tale convergenza associata ai controventi orizzontali garantisce una notevole rigidezza della struttura portante.


Lavorazioni in officina


I perni

Le cerniere

In mezzeria l’estradosso degli archi inferiori e l’intradosso di superiori che delimitano l’impalcato sono alla stessa quota.
Le due strutture sono tra loro collegate da tubolari cavi di diametro 219,0 x 8 mm, lo stesso profilo è stato previsto anche per i unire i due archi inferiori.
Le spalle sono realizzate da un monolite in calcestruzzo armato opportunamente sagomato per ospitare le estremità del ponte.


La carpenteria delle spalle
Le fondazioni sono di tipo profondo, scelta usuale per strutture di questo tipo. Si è scelto di integrare le fondazioni previste nel Progetto (n. 17 micropali Ø 200 mm circa con As = 88,9 x 6,3 mm) con palancole tipo PU 12 di fatto presenti per il sostegno del terrapieno a tergo della spalla e con palancole tipo Larsen 604 di nuova infissione.
Per l’analisi delle sollecitazioni che le varie tipologie di carico generano nella struttura e sulle fondazioni si è utilizzata un’analisi agli elementi finiti tramite il software NOLIAN di Softing Srl (Roma) che ha dimostrato un’ottimo comportamento alle sollecitazioni sismiche sia orizzontali che verticali .


Il modello F.E.M. di calcolo



Il modello F.E.M. di calcolo (parziale)

"una" deformata sismica
I tubolari inferiori sono vincolati alle spalle da ponte mediante cerniere fisse libere di ruotare attorno all’asse y. Nelle altre direzioni sono stati utilizzati degli incastri come vincoli. Per quanto riguarda l’impalcato è stato collegato alla spalla mediante carrelli scorrevoli sul piano orizzontale.


Il trasporto dell'intero impalcato

La struttura è stata trasportata completamente assemblata e varata con l’impiego di due gru in simultanea, tale operazione si è svolta nell’arco di una mattinata il 20 dicembre 2011. 

Il varo 20 dicembre 2011


Operazioni di varo - collegamento in opera dei vincoli

sabato 26 dicembre 2015

F(04) : DEGUSTAZIONE FORMAGGI 25.12.2015

Formaggi in ordine di degustazione:

Rovethym de Provence 
Latte crudo di capra, crosta fiorita, aromatizzato al Timo; deve il suo nome a Rove la razza di capre con il cui latte è prodotto.
Quello degustato era affinato tre settimane, di media intensità ma con grande persistenza finale dove il sentore “caprino” risultava ben integrato con la nota vegetale data dal timo. 

Chabichou du Poitou
E’ un formaggio a latte di capra con crosta naturale che ha ottenuto la AOP nel 1990. Ha la caratteristica forma tronconica, quello degustato aveva un affinamento di sei settimane mantenendo una consistenza cremosa, sapore lievemente acidulo ma ben equilibrato delle note grasse non invasive.
Importante persistenza gusto olfattiva con note finali, sapide ed aromatiche, che ricordavano le noci e la crema pasticciera.

Strachitunt Val Taleggio
Letteralmente “Stracchino tondo” in bergamasco, è un formaggio a latte vaccino e pasta crudi di consolidata tradizione casearia della Val Taleggio, ed è considerato l’anello di congiunzione fra Taleggio e Gorgonzola.
Prodotto con la tecnica delle due cagliate, secondo i casi riavvicina più al Taleggio od al Gorgonzola a seconda dello sviluppo delle muffe di interfaccia, rimane comunque della famiglia degli stracchini.
Dal punto di vista organolettico quello degustato, oltre ad una pasta morbida e suadente presentava note fondenti nel sottocrosta (muffe naturali), aromi strutturati con note erbacee e leggera piccantezza stemperata da sensazioni di dolcezza indiretta; il miglior formaggio degustato. 



Gregoriano di Scanno (AQ) 
Celeberrimo, e per certi versi unico, pecorino è prodotto con il latte delle pecore della valle Scannese da quello straordinario casaro oramai notissimo: Gregorio.
E’ un pecorino che deve la sua fama alla morbidezza unica ed al fatto che è realizzato “senza caglio” con una tecnica nota come “coagulazione lattica”.
Ma focalizziamoci sulle sue caratteristiche dove la crosta, bianca, morbida, verdastra preserva una pasta di sapore delicato ma preciso, e dove il latte di base trova una perfetta armonia con il sentore delle erbe dei pascoli di competenza.
Finale lunghissimo lievemente acidulo, ma non invasivo, con piccantezza contenuta e che vira verso ricordi di pomodoro e cetriolo dolce.  

Comté stagionato, Massif du Jura, France
Formaggio di latte crudo di vacca a pasta pressata e cotta, presenta, a questo livello di stagionatura (3 anni), splendide note di nocciola e torrefazione.
La pasta assolutamente fondente trasmette una stratificazione di sapori sorprendente che parte da sensazioni lievemente piccanti che man mano lasciano il posto alla classica dolcezza prima della frutta gialla e poi, appunto, alla frutta secca.
Finale incredibilmente lungo dove si ritrovano anche sensazioni lattiche, assopite alla prima degustazione. 

Piacentinu ennese
Formaggio siciliano prodotto con latte intero di pecora con aggiunta di zafferano (locale) e pepe nero in grani.
La pasta presenta una caratteristica colorazione gialla, tendente all’arancione, fondente quello degustato, con un caratteristico sapore di “latte allo zafferano”, non aggressivo ma di grande personalità, con una buona piccantezza che mi ha consigliato di porlo alla fine della degustazione.
Incredibile finale teso su note gradevolmente amare dello zafferano, giustamente speziate ma che presentano anche dolcezza e note di caffè. 

Il vino: Il Colmello Rosso 2000 (edizione speciale) del mio amico Giovanni Stival è un uvaggio fra Merlot e Franconia che può solamente definirsi come un fuoriclasse. Sette anni in piccoli carati lo hanno reso austero, vigoroso ma estremamente elegante, presentandosi con una veste morbida, vellutata, che ha equilibrato le varie durezze iniziali dei formaggi, ed accompagnato con incredibile assonanza le più morbide sensazioni finali. 


Non è questa la sede per la scheda di degustazione specifica del vino che comunque presenterò a breve sul BLOG.  


COME E' NOTO I MIEI ABBINAMENTI SI BASANO SUI FORMAGGI SELEZIONATI DA LUCA FAGGIONI, CEREA (VR).

Natale 2015, via Imperiale 44, Ferrara con le famiglie.

venerdì 18 dicembre 2015

Vino (133) : Trandafirul Moldovei 1986

Cantina : Milestii Mici - Ialoveni, Republica Moldova 
Denominazione: “Vin de Colectie” vino da collezione
Uvaggio: Traminer 100%  
Titolo Alcolometrico: 16,0 % vol.

La località di Milestii Mici è stata recentemente iscritta nel Guinness dei Primati per avere le più lunghe gallerie per la conservazione di vini! Degli originali 250 chilometri sotterranei totali (ex cave di pietra), adattati a questo scopo, circa 120 di essi sono attualmente in esercizio e direi che non sono pochi, peraltro il numero dello bottiglia attorno a 2.000.000 non lascia spazio a dubbi sulla importanza della cantina.


Mi sembra che addirittura si possa percorrerli anche in auto, ma “camminar le gallerie” come direbbe Veronelli, perdersi in questo labirinto (magari in giusta compagnia), penso sia impagabile!! 


Tornando con i piedi per terra come facciamo a non rimanere stupiti da un Traminer di 29 anni, seppur a 16,0°, che immagino potrebbe “rimaner li” ancora per un tempo indefinibile per noi comuni mortali.


Naso incredibile dove il nome Trandafirul Moldovei (La rosa della Moldavia) ne esce rafforzato in quanto la rosa di partenza si è resa più complessa …. marmellata di rosa, perche no!
Il floreale dunque complesso, non da meno il fruttato che vira decisamente verso la mela cotogna o forse, addirittura la cotognata, di infantile memoria. 


Stupefacente è il fatto che 13 anni in legno (imbottigliato nel 1999) non abbiano segnato significativamente l’analisi olfattiva; è vero una complessità terziaria è accennata ma i primari, pur evoluti, la fanno da padrone.
In bocca ho percepito il dolce dello zucchero di canna, quello che esce dalle degustazione dei Rum Agricoli, appunto percepito in quanto la bocca rimane molto più evoluta di quando può dare la sola dolcezza, intensa ma “debole” sensazione per definire quello che cerchiamo (non solo nel vino): la complessità.


Quest’ultima si stratifica variando le sensazioni con il trascorrere del tempo (non abbiniamolo mai!), come in un giro di giostra con i cavalli a dondolo, ci culla in lento ricorrersi fra cime e valli sino ad un finale appena appena sapido ma piacevolissimo.

Caravita con lo "scettro" - Fenzi sulla difensiva! 

Serata memorabile con i “remigini” del primo corso del secondo semestre 2015 (ovviamente AIS), all’antico Canevone di Rovigo dal mitico Joe.
Questo notturno 15 dicembre 2015 credo non resterà scolpito solo nella mia memoria…..

sabato 12 dicembre 2015

Vino (132) : Angiolino Maule Recioto 2002


Cantina : La Biancara Società Agricola -  Gambellara (Vi)
Denominazione: D.O.C.
Uvaggio: Garganega 100% 
Titolo Alcolometrico: 14,0 % vol.

Concetti assolutamente di “produzione naturale” sono gli ispiratori di Questa Azienda “La Biancara” che ho conosciuto alcuni anni fa in occasione di una degustazione, a cura della Delegazione AIS di Rovigo, guidata appunto da Angiolino Maule .


Intervistato dallo stesso per ricavare le mie impressioni sul Suo modo di produrre il vino (assolutamente naturale) risposi più o meno in questo modo:
“Produrre vini nel modo usuale ha richiesto molto tempo, secoli, per affinare le tecniche ed ottenere dei prodotti di pregio, non vedo perché non debba occorrere ancora tempo per produrli in modo diverso, con diversi principi, ma mirando allo stesso risultato di (pur diversa) qualità”.


Mi sono approcciato a tale vino in questa ottica e devo dire che di “qualità naturale” ne ho trovato da vendere: nessun rimpianto rispetto i prodotti “maggiormente costruiti”.
I tempi sono forse già maturi!?
Un colore decisamente ambrato con sfumature giallo-oro, mi ha portato ad associarlo ad un TBA tedesco od austriaco, grande consistenza in una veste tutto sommato luminosa.
Un naso dominato da una intensa sensazione di frutta appassita quale datteri e mele gialle con la buccia raggrinzita (chissà mai che idee mi vengono!).


Non mancano comunque note spezzate quasi di cannella e pepe bianco in un’insieme quasi “terroso”.
Un palato splendido per pulizia e semplicità, dolce ma non dolcissimo, non particolarmente intenso, ma tessuto su note precise di dattero e frutta secca dove l’alcol partecipa con tono deciso a definirne la morbidezza.
Al contrario della intensità, la persistenza gusto-olfattiva è invece importante con note stratificate che ricordano il ribes,la nocciola, in un finale sapido e appagante.


Ottimo riscontro che, dopo questa degustazione in “solitario” (del vino), ho splendidamente abbinato con il fuoriclasse degli "impasti" di Simone Padoan: Foie gras... pan brioches, scaloppa di fegato, roast d’anatra ed altro ovviamente: che cosa avrò mai fatto per meritarmi cotanto?


22 gennaio 2014, “ai Tigli” a San Bonifacio (VR), con la famiglia allargata.

martedì 8 dicembre 2015

Vino (131) : Fixin “ En Combe Roy ” 2006

Cantina : DOMAINE Alain JEANNIARD , MOREY-ST-DENIS (Borgogna Cote de Nuits)  
Denominazione: AOC FIXIN
Uvaggio: Pinot Noir 100% (età delle vigne : 50 anni) 
Titolo Alcolometrico: 13,5 % vol.

En Combe Roy = La valle del Re (francese arcaico)

BORGOGNA: Cote de Nuits 

Fixin è un villaggio nella parte a nord della Cote de Nuits in Borgogna che detiene le Appellation Villages e Villages Premiers Crus  più settentrionali della zona.


Uno stile di vino asciutto, senza fronzoli, aromatico e di grande struttura; difetta ovviamente in complessità gusto-olfattiva che, se presente, lo avrebbe certo portato alla Appellation grands Crus come i vicini immensi “Clos” poco distanti, a Morey-Saint-Denis.
Questo 2006 presenta un color rosso violaceo decisamente luminoso e per nulla scalfito dall’età; grande la consistenza in una veste alcolica comunque importante che ne segna l’aspetto.


Naso splendido dove la viola e la peonia, prime al naso, non coprono una frutta “selvatica” di ribes, prugna ed uva spina nettamente espresse. Si chiude con un netto ricordo di pepe ed humus classico dei pinot neri della zona.
Il “cailloux de Fixin”, il terreno ciottoloso di Fixin, si sente tutto in bocca dove le note di humus al naso virano in note gessose, polverose, con un frutto ben amalgamato con tale peculiarità:
Tannini vivi, non ancora completamente setosi, danno una meravigliosa sensazione di freschezza; un po’ di vaniglia rimane da gustare in un finale accattivante, anche se non proprio lunghissimo.

Una sensazione su tutte: eccezionale bevibilità, un sorso che non stanca, una continua richiesta di piacevolezza.


Grande abbinamento con un Risotto alla Salsiccia (scusate: alla mia maniera!) dove lardo, salsiccia e zafferano hanno completamente esaltato questo splendido vino.

06.12.2015, Rovigo, via X luglio, con la famiglia.

lunedì 7 dicembre 2015

52 - Cucina : RISOTTO ALLA SALSICCIA (alla mia maniera)

Gli ingredienti
Dosi indicative:
400 gr Riso Vialone Nano
1 scalogno tritato
50 gr lardo di Colonnata
250 gr Salsiccia spellata e tagliuzzata
4 salsicce spellate (arrostite al forno)
1,5 bicchiere vino rosso
1,5 l brodo di carne
zafferano in pistilli (ammollato prima in H2O tiepida)
olio/burro, sale, pepe, grana (poco)




Fare andare con poco olio e burro lo scalogno tritato finemente con il lardo, quando tutto è traslucido unire la salsiccia e rosolare.
Unire metà del vino rosso e fare evaporare completamente; a questo punto tostare il riso nel soffritto di salsiccia, lardo e scalogno, e quando è traslucido aggiungere l’altra metà del vino e fare evaporare.

Lo zafferano di Navelli: FONDAMENTALE
Cominciare ad aggiungere il brodo poco alla volta e portare a 3/4 di cottura (12-13 min).
Aggiungere lo zafferano con la sua acqua di idratazione (almeno 1 ora in acqua tiepida) , regolare di sale (poco) e pepe se necessario.
A cottura ultimata (al dente circa 20 min totali) levare dal fuoco e mantecare con poco burro e grana.
Nel frattempo avrete cucinato le salsicce spellate al forno a 180°, per circa 1/2 ora coperte con stagnola, e finite poi scoperte sino a giusta rosolatura.
Servo il risotto accompagnato da una salsiccia arrosto nello stesso piatto; mangio alternando riso e salsiccia, e risosalsiccia assieme, rinforzando così la piacevolezza del piatto.

Il risotto, il Fixin 2006 di Alain Jeanniard

Per l’occasione ho aperto, ed ho fatto assai bene, un Pinot Noir di Borgogna il Fixin “ En Combe Roy” 2006. Una AOC, non un Grand Cru, comunque un grande abbinamento e questo è quello che più vale. 

06 Dicembre 2015, Rovigo, via X luglio, con la famiglia.

giovedì 3 dicembre 2015

51 - Cucina : CALAMARI RIPIENI CON CREMA DI PATATE E SALSA DI PEPERONE

Dosi indicative:
4 Calamari
4 Pane grattato
1-2 Aglio a spicchi
50 g Olive nere
30 g Capperi sotto sale
20 g Parmigiano grattugiato
1 Uovo
1 ciuffo Prezzemolo
1/2 bicchiere Vino bianco 
Olio di oliva extravergine q.b.
Sale / Pepe

Staccare i tentacoli eliminare becco, penna e inchiostro, ricavare le sacche da riempire; lavare accuratamente.
Sbollentare i tentacoli in fondo di verdura; tritarli a coltello in piccoli pezzi.
Fare un trito con aglio (poco), prezzemolo, olive, capperi e mescolarlo ai tentacoli tritati.
In una terrina mescolare il trito con uovo, pangrattato e formaggio,
salare e pepare creando un impasto morbido.
Riempire le sacche (non completamente per evitare che scoppino in
cottura) e chiuderle bene con filo o stuzzicadenti.


In una pirofila adagiarli con un filo d’olio e un po’ di vino bianco, salare e pepare.
 
Mettere in forno coperti con alluminio a 180° per il tempo di cottura dell’impasto (circa 10 min), scoprirli e farli colorire. 
Stendere un po’ di salsa di patate sul piatto, adagiare due calamari ripieni e mapparli in superficie con la salsa di peperone al grana.


SALSA DI PAPATE
Cuocere le patate a tocchetti al forno senza farle troppo colorire.
Frullarle ancora calde nel mixer con un po’ di fondo di verdura, poco olio evo, sale e pepe.
Portare il composto a consistenza di una crema, aggiungere il prezzemolo tritato e servire



27 Novembre 2015, una cena fra amici alla trattoria “al Ponte” di Lusia (RO).
Per l'occasione la ricetta è stata preparata dallo chef Enrico Rizzato.

domenica 22 novembre 2015

Vino (130) : Bertani Le Lave 1999

Cantina : Bertani - Grezzana (VR)  
Denominazione: Gargànega Chardonnay Veneto igt
Uvaggio: Gargànega 35% - Chardonnay 65% 
Titolo Alcolometrico: 13,5 % vol.


Non siamo nella Mosella dove un Riesling di 16 anni è ancora un “giovanotto”, ma in zona Soave dove il terreno lavico di origine vulcanica, ricco di sali minerali, conferisce grande ed inaspettata longevità ai vini bianchi.


Invitante degustazione in quel di Verona con un vino prestigioso, di annata prestigiosa, di cantina prestigiosa.
Stupore alla vista con si, un giallo paglierino con riflessi dorati, ma anche nuance verdoline stupefacenti per l’età, decisa consistenza a completamento di una veste possente.
Naso complesso di frutta secca e floreale di acacia, continua all’infinito a sciogliersi in note speziate e decisamente minerali quasi ammandorlate.


In bocca non tradisce con una morbidezza impressionante, forse non adeguatamente sostenuta da una spalla acida, presente ma che non riesce a portarlo verso il completo equilibrio gusto-olfattivo.
Complesso e stratificato snocciola man mano i suoi ricordi derivati dal riposo sulle fecce (per la parte Chardonnay) con frutta secca, tostatura, vaniglia e prorompente minerale: un assaggio complesso e assolutamente soddisfacente.


La degustazione, per questioni di tempo, non ha portato anche all’abbinamento che penso ottimale e non scontato con un salmone appena, appena affumicato; berlo da solo comunque è stato affascinate per una qualità che il lungo tempo non ha minimamente scalfito.

06 settembre 2015, Enoteca "zero7" a Verona con Carlo M. 

venerdì 20 novembre 2015

Vino (129) : Porto Vintage Champalimaud 1989

Cantina : Montez Champalimaud - Quinta do Côtto - Mesão Frio (Portogallo) 
Denominazione: Porto Vintage 
Uvaggio: Touriga Nacional, Tinta Roriz, Touriga Francesa, Sousão
Titolo Alcolometrico: 19,5 % vol.


Dopo averlo decantato abbiamo anche dovuto filtrarlo, come un grande Vintage, dove il sedimento, prova della maturazione in bottiglia, era copiosamente presente.
Diffidate, quanto si parla di grande qualità, dei Porto puliti, cristallini, trasparenti: qualche trattamento “non tradizionale” l’avranno sicuramente avuto.


Ma veniamo a noi, la trasparenza come detto non era la sua dote principale, ma l’aspetto olfattivo non lasciava dubbi sulla grande qualità di questo vino; note invitanti di prugna, uva sultanina, cuoio e cioccolato venivano sparse nell’ambiente dalla caraffa nella quale, alla fine delle varie operazioni, il vino aveva trovato finale destinazione.  
Ventiseianni dalla vendemmia, portati con noncuranza, privo assolutamente di note ossidate esprimeva ancora un frutto totale, fresco, appagante.
In bocca l’alcol, ben integrato, lasciava spazio ad un gusto gradevole di ciliegia sotto spirito, cacao, con un che di terroso, dato dalla somma del frutto e del tannino ancora presente anche se decisamente non invadente.


Lungo finale complesso da stratificazioni anche lievemente amare che ricordavano il cioccolato, il fungo, lo zenzero.
Bella esperienza che abbiamo diviso in due momenti; il primo di sola degustazione del vino ed un secondo, carpitone, per quanto nelle nostre possibilità, l’essenza, in abbinamento con un “percorso ligure” di dolci che alla fine prevedeva l’immancabile gelato al basilico.
Forte dei suoi quasi 20° non ha minimamente fatto percepire lo sbalzo termico dovuto al gelato abbinandosi con non curanza al nostro dessert, che visto la qualità del vino, sarebbe comunque stato meglio non ordinare, lasciandolo così unico protagonista!!



01 ottobre 2015, Ristorante “A Spurcacciun-A"  di Savona con Mosè P. e Giovanni B.

domenica 15 novembre 2015

Vino (128) : Sterpi Derthona Timorasso 2012

Cantina : Vigneti Massa - Monleale (AL) 
Denominazione: Derthona
Uvaggio: Timorasso 100% 
Titolo Alcolometrico: 14,0 % vol

Vino stupendo!!
Nato dalla ferrea volontà di Walter Massa che ha cominciato, attorno agli anni '80, a vinificare in purezza il Timorasso nella zona di Tortona (AL) quale sostituto del più noto Cortese che non si acclimatava perfettamente nei suoi vigneti.


Il vino si esprime su note salmastre, minerali sino agli idrocarburi classici dei Riesling Tedeschi; un progetto interessantissimo che vede in zona una decina di produttori impegnati a definirne ulteriormente queste peculiari caratteristiche.


Luminoso ed intenso il giallo decisamente dorato, consistenza importante con i suoi 14° che si vedono tutti.
Selce in primis al naso, seguita da un vegetale importante di fieno secco e paglia bagnata. 


Si sviluppa la rotazione con note di frutta evoluta, agrumata di cedro e pompelmo, esotica di papaia ed ananas, finisce sorprendentemente con decise note salmastre, iodate classiche dei vini botrizzati, alla quale categoria non appartiene.


Fresco inaspettato, visto l’impatto possente viso-olfattivo, continua con una decisa morbidezza nonostante una tagliente mineralità, persistente e stratificata con diluizione finale in frutta dolce ed esotica; infinita lunghezza gustativa.  


Un vero fuoriclasse!!
Abbinamento fantastico con un crudo “ligure” ed un’orata al forno ovviamente dallo stesso mare…. credete una emozione che difficilmente potremo dimenticare.



01 ottobre 2015, Ristorante "A Spurcacciun-A", lungomare di Savona con Giovanni B. e Mosè P.